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Carta dei vini: bella, dentro e fuori

La carta dei vini è molto più di un semplice elenco di etichette perché, come ci ha spiegato qui il nostro Stefano Albenga, contribuisce a formare l’immagine che il cliente si fa di un locale, una volta accomodatosi al tavolo o al bancone. Contemporaneamente rappresenta un importante elemento di business e alcune accortezze potrebbero incidere positivamente sugli acquisti (e di conseguenza sul bilancio). Abbiamo chiesto a Giovanna Bazzoni, consulente e docente di comunicazione digitale, qualche trucchetto da tenere presente.

Vediamoli:

Menù e carta dei vini: una faccia, una razza?

Partiamo da una premessa metodologica. Molto spesso i consigli grafici per menu e carta dei vini si sovrappongono: in molti casi, infatti, quest’ultima compone con i piatti un’unica lista. In questa situazione, va da sé che il menù dovrà essere giudicato nella sua interezza. Diverso il caso della carta dei vini separata e i consigli per l’uno non saranno validi per l’altra. Un esempio? Il numero delle referenze. Se da una parte, infatti, il troppo rischia di confondere e può mettere in difficoltà la cucina, senza avere una reale attrattiva sul pubblico, dal punto di vista dei vini è esattamente il contrario. Una carta dei vini ricca, con molte referenze, per un ristorante o un wine bar diventa un’attrattiva irrinunciabile, segno di distinzione e di conoscenza del settore.

Keep it simple

La leggibilità viene prima di tutto, questo implica non farsi tentare da scritte stravaganti e assegnare ai caratteri il giusto peso (scritte troppo piccole rendono difficile la lettura). Anche l’interlinea deve essere curata: le righe non devono essere troppo attaccate o troppo lontane. Creare il giusto contrasto favorisce la leggibilità perché aiuta le parole a staccarsi dallo sfondo: testo scuro su fondo chiaro uniforme è quasi sempre la soluzione migliore.

I colori (come le parole) sono importanti

I colori non sono neutri né interscambiabili: ciascuno suscita emozioni e provoca effetti diversi. In una carta ben organizzata è possibile riprendere i colori del locale, ma senza strafare. Non bisogna usarli tutti per forza, perché l’effetto Arlecchino è sempre in agguato. La soluzione è non usare più di 3 o 4 colori e abbinarli al bianco in ottica leggibilità. Per quanto riguarda i testi, ricordiamoci che i vini non sono piatti, le descrizioni sono standard e devono riportare gli elementi essenziali come il nome della cantina, la denominazione, il nome proprio del vino e l’annata (quando prevista). Il resto va lasciato al sommelier o al personale di sala. Niente ci vieta però di organizzare il menu in sezioni dove particolari referenze o caratteristiche possono essere evidenziate con una scritta all’inizio del paragrafo. Oppure, in casi particolari, possiamo sempre inserire un QR code per approfondire.

Far brillare le star

L’occhio, almeno nel caso degli occidentali, si muove nella direzione della scrittura quindi da sinistra a destra, dall’alto verso il basso. Per evidenziare una referenza, quindi, converrà metterla a inizio pagina o nei posti dove naturalmente cade l’occhio (ad esempio a centro). Si possono anche impiegare elementi grafici che in una pagina uniforme spiccano in modo particolare come cornici, ombre e box.

Il prezzo è servito

Il prezzo attiva meccanismi razionali ed emotivi al tempo stesso che interferiscono con la ricerca del piacere. Meglio, quando possibile, non dargli eccessiva evidenza. Per farlo ci sono alcuni trucchetti: non organizzare le proposte in ordine di prezzo, introdurli con righe e puntini solo quando necessario. Secondo uno studio del Center for Hospitality Research della Cornell University quando la cifra non è seguita dal simbolo o dalla scritta che indica la valuta (insomma, la classica €) le persone tendono a spendere fino all’8% in più. Quindi, un altro trucchetto è non ripeterla ad ogni prezzo, ma indicarla – se possibile – a capo o a fondo pagina con la classica scritta “i prezzi sono espressi tutti in euro” (o varianti simili). Anche questo consiglio va però calato nella realtà del locale: se la nostra clientela è meno giovane o internazionale e tende facilmente a confondersi, è preferibile evitare.

La giungla delle misure

Dall’A3 rigido al tabloid, dalla tovaglietta fino ai pizzini: le misure delle carte sono le più svariate anche se poi si finisce sempre sulle classiche A4 e A5. Il motivo? Abitudine e leggibilità. Nella scelta bisogna sempre ricordarsi che la funzione primaria di una carta è quella di essere letta: questo significa considerare la distanza fra il menù e gli occhi e la possibilità di essere tenuto comodamente in mano. Anche i materiali tra cui scegliere sono molti, si spazia dalla carta perlata effetto antico ai fogli colorati e ruvidi fino a quelli effetto sottili della tipologia “invito a nozze”. Nella scelta il gusto personale del titolare dovrebbe però lasciare spazio a esigenze più pratiche: in un locale di giovani o di famiglie, dove è più facile macchiare, forse è meglio puntare sulla classica plastificata anti-macchia e anti-piega. Se invece le referenze cambiano spesso, non plastificare consente di introdurre varianti con facilità riducendo contemporaneamente i costi.

Hai mai pensato di farla digitale?

Certo non avrà il fascino della carta che magari nei dettagli grafici e nei materiali richiama l’identità del locale, però i vantaggi che offre sono molti. Il primo è la possibilità di essere aggiornata in tempo reale, perfetto per chi ha una clientela che ama spesso le novità. In seconda battuta comporta il risparmio sulla stampa che, per chi ama variare, comporta un costo non indifferente. Due elementi da tenere in considerazione soprattutto per chi ha appena aperto e magari ha ancora una carta in divenire. Il vantaggio principale offerto dalla digitalizzazione è però nella sua versatilità: consente di fare approfondimenti, collegare altre pagine, inserire facilmente eventuali promozioni. Solo un consiglio: puntare sulla personalizzazione e non sulle soluzioni preconfezionate, per non rinunciare all’identità. Quindi arricchirla di contenuti rappresentativi, ad esempio link a video dov’è il titolare stesso (o il sommelier del locale) a consigliare il vino, spiegarlo, consigliare alcuni abbinamenti (che magari possono anche fare comodo alla cucina). Il sorriso nell’accoglienza è un atout che non passa mai di moda.

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